Caratteristiche astronomiche principali
Iovem, il re dell’olimpo, il gigante gassoso, tutti appellativi che ci riconducono ad un unico soggetto, Giove, il pianeta più grande del sistema solare, il quinto per lontananza, il numero uno per dimensione e non solo. Con una composizione chimica simile a quella del Sole (prevalentemente idrogeno ed elio), si avvale della caratteristica di essere una stella mancata, se infatti la sua massa fosse stata un po’ più grande allora oggi in cielo splenderebbero due soli e forse non sapremmo cosa significa la parola notte. Situato a circa 800.000.000 Km dalla nostra stella è il più colorato dei pianeti, infatti oltre a idrogeno ed elio la presenza di piccole percentuali di altri composti chimici dona alla superficie di Giove un aspetto arabesco senza eguali. Tuttavia quelli che a noi appaiono solo come spettacolari giochi di colori, in realtà sono delle tempeste che paragonate alle tempeste della Terra, queste ultime sono solo degli starnuti. La tempesta più famosa di Giove è nota come “grande macchia rossa”: un vortice con un’estensione tale da contenere circa 3 pianeti delle dimensioni della Terra, con venti che spazzano le nubi gassose ad una velocità prossima ai 430 km/h. Le tempeste sono una caratteristica comune di tutti i pianeti gassosi del nostro sistema solare, in ordine Giove, Saturno, Urano e Nettuno. Oltre alle dimensioni e alla composizione chimica questi pianeti hanno altre caratteristiche in comune; essendo formati prevalentemente da gas non hanno una superficie vera e propria, ma si ipotizza solo la presenza di un nucleo di ferro, inoltre hanno molti satelliti, pensate che solo Giove ne ha circa 67 di cui 4, Io, Europa, Ganimede e Callisto, grandi quasi quanto la Terra.
Per chi fosse ancora più interessato ecco di seguito una tabella completa di tutti i parametri astronomici del gigante gassoso
Stella madre | Sole |
Classificazione | Pianeta gassoso |
Semiasse maggiore | 778 412 027 Km |
Perielio | 740 742 598 Km |
Afelio | 816 081 455 Km |
Periodo orbitale | 4 333,2867 giorni |
Velocità orbitale | 12,446 Km/s |
Inclinazione dell’orbita | 1,30530° |
Eccentricità | 0,048 392 66 |
Satelliti | 67 |
Anelli | 4 |
Diametro equatoriale | 142 984 Km |
Diametro polare | 133 709 Km |
Superficie | 6,21796 × 1016 m2 |
Volume | 1,43128 × 1024m3 |
Massa | 1,8986 × 1027 Kg |
Densità media | 1,326 × 103 Kg/m3 |
Velocità di fuga | 59 540 m/s |
Periodo di rotazione | 0,413 538 021 giorni |
Velocità di rotazione | 12 580 m/s |
Declinazione | 64,496° |
Temperatura superficiale | 110 K |
Pressione | 20 – 200 kPa |
Albedo | 0,522 |
Magnitudine apparente | −1,61 (min)
−2,60 (media) −2,808 (max) |
Storia dell’osservazione di Giove
Risale al 2016 la scoperta di Mathieu Ossendrijver, professore di Storia della Scienza Antica all’università Humboldt di Berlino, che una tavoletta di argilla conservata al British Museum di Londra sia un “quaderno degli appunti” di un qualche scienziato babilonese che con 1400 anni di anticipo sugli astronomi europei abbia appuntato la comparsa del gigante gassoso in due intervalli: 60 e 120 giorni dopo la sua comparsa sull’orizzonte. La stele babilonese insieme ad altri reperti trovati negli scavi della città di Ninive (situata sulla riva sinistra del Tigri a nord della Mesopotamia) testimoniano sempre più le conoscenze astronomiche del popolo babilonese e addirittura il ritrovamento di alcune lenti di cristallo e tubi di oro fanno pensare che il popolo babilonese era in possesso di un prototipo di cannocchiale. Tuttavia cannocchiale o no anche il popolo cinese ha inseguito per secoli il gigante gassoso nella sfera celeste, e alcuni studiosi credono che l’astronomo Gan De sia riuscito a osservare un satellite di Giove (probabilmente Ganimede) già nel 362 a.C. Dobbiamo attendere il XVII sec. per avere una conferma definitiva dell’esistenza dei satelliti gioviani, a cura di uno dei padri della scienza Galileo Galilei, il quale li descrisse accuratamente nella celebre opera Sidereus Nuncius. L’astronomo pisano li battezzò come astri medicei in onore di Cosimo II de medici. Fu però Simon Marius che nel 1614 rivendicò la paternità della scoperta attribuendo ai satelliti i nomi mitologici, tutt’oggi in uso, contribuendo così ad alimentare la diatriba con Galileo che proprio in quegli anni si trovava ad essere il protagonista di una delle dispute storiche più conosciute tra scienza e chiesa, disputa che ha avuto un epilogo pacifico solo dopo 400 anni dalla morte dello scienziato pisano, quando San Giovanni Paolo II decise di revocare definitivamente la condanna al silenzio imposta a Galileo il 22 Giugno del 1633 dal Sant’uffizio.
Dopo Galileo, una fiumana di scienziati hanno contribuito a svelare tutte le sfaccettature di Giove, ricordiamo solo alcuni dei padri delle scoperte più eclatanti: Gian Domenico Cassini, che negli anni settanta del XVII sec. scoprì la presenza di macchie sulla superficie di Giove e riuscì a determinarne il periodo di rotazione, nel 1960 scoprì che l’atmosfera è soggetta ad una rotazione differenziale e fu l’autore insieme a R. Hooke della scoperta della famosa Grande macchia rossa; tra il 1670 e il 1700 furono eseguite una serie di misure che evidenziarono il fatto che quando Giove si trova in congiunzione al Sole, si registra nel transito dei pianeti un ritardo di circa 17 minuti, ipotesi che portò l’astronomo danese Rømer a provare sperimentalmente la finitezza della velocità della luce (circa 300.000 Km/s); a queste scoperte seguirono due secoli privi di significative osservazioni; gli animi si svegliarono nel 1831 quando il farmacista H. Schwabe disegnò la prima mappa completa del gigante gassoso; nel 1892 E.E. Barnard scoprì con l’ausilio di un telescopio rifrattore la presenza di un quinto satellite, evidentemente meno imponente degli astri medicei, ma comunque il quinto di una lista che a oggi ne conta 67. Un passo decisivo nello studio del pianeta è stato compiuto con l’avvento dell’era spaziale; le nuove tecnologie infatti hanno permesso di studiarlo da vicino svelandone tutte le proprietà chimiche e fisiche. Nella tabella che segue riportiamo le missioni spaziali che hanno effettuato un fly-by sul pianeta:
Sonda |
Lancio |
Distanza minima raggiunta |
Pioneer 10 |
3 Dicembre 1973 |
~ 200 000 km |
Pioneer 11 |
4 Dicembre 1974 |
34 000 km |
Voyager 1 |
5 Marzo 1979 |
349 000 km |
Voyager 2 |
9 Luglio 1979 |
722 000 km |
Ulysses |
8 Febbraio 1992 4 Febbraio 2004 |
450 000 km ~ 120 000 000 km |
Cassini |
30 Dicembre 2000 |
~ 10 000 000 km |
New Horizons |
28 Febbraio 2007 |
2 304 535 km |
Roberto Caione