La memoria di Hoyle spesso è accompagnata da una leggera puzza sotto il naso, non è poi così scontato per una persona polemica come quella in questione. L’aneddoto che i cosmologi riportano in quasi ogni libro di testo riguarda la nascita del termine Big Bang, dal momento che quest’ultimo nasce in realtà con tono di scherno. Si tratta di una teoria che l’astrofisico ha contrastato con tutto se stesso fino alla fine della sua vita (2001) tanto che la definì del “grande botto” per metterla in ridicolo e non per renderla famosa come poi è accaduto. Hoyle sosteneva, infatti, che l’universo si trova in uno stato stazionario e quindi non in espansione. Il fatto che l’ipotesi fosse in contrasto con la scoperta della radiazione cosmica di fondo, non turbò affatto lo scienziato il quale, in uno dei suoi ultimi lavori, continuò a mettere in dubbio i dati sperimentali che confermerebbero come l’universo fosse effettivamente nato da un “atomo primigenio”.Tuttavia Hoyle merita di essere ricordato non come una figura controversa bensì prestigiosa. È a lui infatti che fa capo la teoria della “panspermia” secondo la quale la vita è arrivata sul nostro pianeta trasportata dalle comete sotto forma di molecole organiche.Si apprezzano particolarmente le pagine di questo veloce tascabile per l’originalità con cui l’autore interpreta alcuni eventi legati alle origini non solo dei mattoni biologici ma anche religiosi. Tanti eventi narrati nei testi sacri rischiano di essere “favolizzati” perché apparentemente banali o impossibili; l’autore invece osa lanciarsi in teorie non facilmente confutabili che potrebbero dare un riscontro storico e scientifico a quanto scritto. La sua personalità scettica e a tratti agnostica non rischia in nessun modo di sfociare nel fanatismo religioso, anzi, uno dei motivi per il quale screditava il Big Bang era perché, a suo dire, questo è passibile di strumentalizzazione; lo ammoniva esplicitamente come un dogma di causalità in linea con la teologia occidentale piuttosto che con la scienza.

Roberto